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spagna La Spagna è da almeno 20 anni una delle mete privilegiate degli expats del nostro paese.
Qualità della vita, facilità di apprendimento della lingua e un complesso assortimento di similitudini tra il nostro popolo e quello iberico (dal punto di vista dei costumi e del modo di affrontare la quotidianità) sono tra le ragioni principali di questa predilezione verso Madrid e le altre grandi città spagnole.
Tuttavia, come sa bene chi ha vissuto l'esperienza di un trasferimento in loco, anche solo per un breve periodo, sa bene che la Spagna non è la terra promessa. È un paese ospitale e ricco di opportunità, questo sì, che come qualsiasi altro posto nel mondo presenta problematiche, contraddizioni e situazioni di vita quotidiana non sempre decifrabili da parte di uno straniero. Tutti elementi che andrebbero studiati e analizzati con attenzione prima di decidere di accettare un lavoro in terra spagnola e trasferirsi lì...

Costo della vita rispetto all'Italia

Quanto costa vivere in Spagna? Quanto si pagano i beni e i servizi essenziali? Ecco un confronto sulle differenze principali nei due paesi.

Tipologia di spesa Italia Spagna
Spesa media quotidiana di generi alimentari di prima necessità per una famiglia di 3-4 €21,82 €15,91
Spesa media mensile degli stessi generi €654,60 477,30
Affitto medio mensile di un appartamento di 85 mq nel centro di una grande città €1.018,47 €981,79
Affitto medio mensile di un appartamento della medesima taglia in periferia €734,88 €711,54
Utenze, servizi primari (elettricità, acqua, riscaldamento, smaltimento rifiuti) per appartamento di 85 mq. €146,65 €113,53
Costo di 1 litro di benzina €1,49 €1,21
Abbonamento mensile ai trasporti pubblici urbani €35,00 €45,00
Costo medio di una confezione di medicine contro il raffreddore €3,80 €4,45
Costo medio di una cena per 2 in un ristorante a buon mercato/trattoria €30,00 €20,00
Costo medio di 2 biglietti per il cinema €16,00 €16,00
Costo medio di 1 caffè al bar €1,00 €0,80
Abbonamento mensile a una palestra €46,76 €36,76
Cuneo fiscale (percentuale di incidenza delle tasse sui guadagni annuali di privati e imprese) 47,8% 39,5%

Ne risulta che la Spagna offre dei vantaggi dal punto di vista della pressione fiscale e del costo della vita, risultando statisticamente più conveniente di circa l'11% rispetto al bel paese. Tuttavia, è sempre necessario fare dei distinguo da città a città, come spieghiamo più nel dettaglio nel paragrafo sottostante.

In quale città spagnola conviene andare a vivere

madrid Esattamente come in Italia, dove vivere nel centro di Roma o Firenze ha un costo ben diverso rispetto a risiedere in un piccolo paesino delle Marche, anche in Spagna c'è una netta differenza, a livello di costi, tra vivere a Madrid o in alcune comunità autonome che godono di regimi fiscali particolari, come le Canarie.
Ma ancor più determinante è la questione occupazionale che varia da regione a regione in base ai settori professionali.
Vedi anche: Come trasferirsi a Marinaleda, paradiso socialista in Andalusia

1 - Ricercatori, docenti, dottorandi, personale accademico

I cosiddetti "cervelli in fuga" possono scegliere in maniera pressoché libera tra tutte le grandi città. Madrid e Barcellona, ovviamente, ma anche Valencia, Siviglia, Bilbao e Salamanca (quest'ultima consigliata soprattutto agli studiosi di arte e storia). Fra le strutture più importanti, citiamo la Ciudad de las Artes y las Ciencias di Valencia, ma importanti istituti di ricerca sono rintracciabili anche in provincia, da Pontevedra a Córdoba, da Eibar a Lleida, fino a Palma de Mallorca.

2 - Liberi professionisti

I liberi professionisti devono necessariamente puntare su centri abitati dai grandi numeri, quindi anche per loro sono consigliabili le città più importanti e popolose. La ragione è facilmente desumibile: un po' come avviene in Italia, anche nei piccoli paesi spagnoli la popolazione tende a fidarsi di figure di riferimento del luogo, che gli abitanti considerano quasi come gente di famiglia. Logico, dunque, che le medesime comunità tendano a non accordare troppa fiducia al forestiero che tenta di imporsi in un contesto relativamente chiuso. Se siete avvocati o medici, puntate principalmente su Madrid e Barcellona. Se siete architetti potete scegliere mete non meno suggestive come Bilbao (una delle città architettonicamente e urbanisticamente più vivaci d'Europa), Saragozza o Malaga. Ricordate che, essendo Italia e Spagna paesi UE, il riconoscimento professionale segue una procedura abbastanza agile e snella (3-4 mesi in media, previa presentazione della corretta documentazione).

3 - Professionisti del settore immobiliare

Al contrario, chi opera nel settore del real estate dovrebbe evitare di intasare ulteriormente l'offerta nelle grandi città, il cui mercato immobiliare è già saturo e saldamente in mano a imprenditori locali di lungo corso. Meglio puntare su piccoli centri turistici in via di rapido rilancio dopo qualche decennio di appannamento: Toledo, Cadice, Pamplona. C'è anche chi è pronto a giurare che il grande rilancio del mercato dell'immobile nei prossimi anni riguarderà soprattutto le Canarie, a oggi praticamente desertificate dagli investitori a causa di politiche non troppo illuminate da parte delle amministrazioni locali. Sembra che le cose stiano per cambiare, quindi chissà che non convenga tornare a investire a Tenerife o Las Palmas.

4 - Lavoratori stagionali

Per chi è in cerca di un lavoro stagionale, ovviamente i settori più ricettivi sono quelli dell'hosting e della ristorazione. Ne consegue che tutte le località turistiche, specialmente quelle di mare, mettono a disposizione ogni anno migliaia di posti di lavoro. Costa Brava, Catalogna (non solo Barcellona, ovviamente, ma anche centri più piccoli come Lloret del Mar, Badalona, Sitges), Golfo di Valencia (anche qui conviene cercare in centri di dimensioni più contenute, come Benidorm, Alicante, Cartagena), fino ad arrivare alla Costa del Sol (Malaga, Marbella, Torremolinos): c'è l'imbarazzo della scelta. I più temerari possono spingersi anche sugli scorci atlantici al di là dello Stretto di Gibilterra: quelli a sud (San Fernando, la splendida Sanlúcar de Barrameda situata alla foce del Guadalquivir, o Playa de Isla Canela, praticamente al confine con il Portogallo) e persino quelli a nord (Vigo, Pontevedra, Finisterre), meno battuti dal turismo di massa ma non privi di strutture che si animano nel corso della bella stagione.
Le Baleari - Ibiza, Formentera e Mallorca, con quest'ultima in forte caduta di consensi negli ultimi anni - sono ovviamente un mondo a parte, mentre per i motivi già accennati nel punto precedente per il momento è meglio evitare le Canarie in attesa di un auspicato/sospirato rilancio.

5 - Lavoratori non qualificati

Chi cerca altri tipi di lavoro poco o nulla qualificati deve tenere sempre presente il livello della domanda presente sul territorio spagnolo. Ad esempio, se come abbiamo visto il mercato dell'immobile è fertile soprattutto in alcune zone del paese, quello dell'edilizia sta invece attraversando una fase di stallo che dura ormai da oltre un decennio.
Pare infatti che il periodo d'oro della cantieristica spagnola, iniziato nei primi anni '90 (le Olimpiadi di Barcellona del '92 offrirono una grossa spinta propulsiva in tal senso), si sia esaurito nel 2007 e non accenni ancora a riprendersi.
Dunque proporsi come muratore, carpentiere, imbianchino, stuccatore, è decisamente un rischio, a meno che non si abbia un canale privilegiato in loco (ad esempio un'azienda che ha già manifestato l'intenzione di assumervi).
Sul versante dei lavori non qualificati, è il settore del retail a offrire le garanzie maggiori, oltre a non avere location privilegiate: un negozio in cerca di commessi lo si trova ovunque. Ovviamente, trattandosi di un impiego che presuppone un contatto con il pubblico, è essenziale presentarsi il primo giorno di lavoro muniti di una conoscenza della lingua più che accettabile. A questo proposito vi segnaliamo il sito Preply, una piattaforma per lezioni di lingua private che mette in contatto studenti e tutor da tutto il mondo. Se volete avere buone possibilità di trovare un lavoro, abbiate lo scrupolo di prendere delle lezioni di spagnolo prima ancora di inoltrare domanda di assunzione.

Come trovare lavoro in Spagna

lavoro A prescindere dalla qualifica professionale, non rimane che armarsi di pazienza, preparare un proprio CV modello europeo tradotto in spagnolo (la parte più onerosa della questione, ma assolutamente indispensabile) sia in versione cartacea che digitale, e sfogliare i principali siti di annunci. Si può partire da hub digitali che mettono in contatto professionisti a livello internazionale, come LinkedIn e Monster (www.monster.es). Oppure - soprattutto se si è in cerca di lavori stagionali o poco qualificati - rivolgersi ai siti generalisti, puntando ovviamente sull'affidabilità. Tra i portali più seri del settore, segnaliamo Adecco.es, Indeed.es, Infojobs.net, Milanuncios.es, Randstad.es.

NIE: cos'è e come si ottiene

Infine, ricordate che per risiedere e lavorare in Spagna, è innanzitutto necessario farsi rilasciare il N.I.E., il Número de Identidad de Extranjero, un codice molto simile al nostro codice fiscale. Si tratta di un semplice identificativo alfanumerico, rilasciato dalla Dirección General de la Policía o dagli uffici consolari. Senza di esso non è possibile stipulare contratti, aprire conti correnti, allacciare una connessione Internet, e ovviamente trovare un lavoro.

Per ottenere il N.I.E. provvisorio è necessario:

  • recarsi presso l'ufficio stranieri o la centrale di polizia più vicina per richiedere i moduli 790 ed Ex-15
  • compilare i suddetti moduli
  • pagare una piccola tassa (intorno ai 15 euro)
  • allegare ai moduli una copia di un documento di identità valido
  • procurarsi l'empadronamiento, una sorta di certificato di residenza rilasciato dal comune spagnolo dove è situata la vostra abitazione (per ottenerlo serve copia del contratto di affitto o dell'attestato di proprietà dell'immobile)
  • infine inviare tutti i documenti al consolato

Per convertire il N.I.E. provvisorio in definitivo, poi, sarà necessario inoltrare una nuova domanda, corredata da copia del contratto di lavoro. Una volta assegnato, il N.I.E. definitivo identificherà la persona che lo possiede fino alla sua morte.

Trasferirsi in Spagna da pensionato

pensionato Perché molti over 65 decidono di trasferirsi in Spagna e trascorrere lì gli anni della pensione?
Il motivo è molto semplice: per ragioni di ordine fiscale.
È cosa nota, infatti, che le pensioni italiane siano mediamente tra le più basse d'Europa. A ciò si aggiunge una pressione fiscale non indifferente sulle già magre rendite INPS (o altro istituto previdenziale). Infine, come abbiamo visto, il costo della vita in Italia tende a essere decisamente superiore rispetto a quello spagnolo.

Spagna e Italia hanno stipulato un accordo bilaterale che evita la doppia imposizione fiscale: in pratica, se prendo la residenza in Spagna la mia pensione sarà tassata solo dal Governo spagnolo e non da quello italiano. In questo modo, il pensionato potrà godersi la sua rendita accordando allo stato che lo ospita un'aliquota molto più bassa, il che gli consentirà di mantenere un tenore di vita migliore. Attenzione però: tale privilegio non è accordato ai pensionati INPDAP.

Per quanto riguarda i pensionati INPS, invece, la detassazione in Italia è concessa solo per le pensioni di scaturigine contributiva, quindi quelle maturate pagando le tasse sui propri stipendi, rendite, guadagni; le pensioni a carattere assistenziale, come quelle di invalidità, rimangono invece sotto il controllo e la giurisdizione italiane.

I passaggi principali da intraprendere per ottenere il trasferimento della pensione sono i seguenti.

  • Iscriversi all'AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero).
  • Consultare il sito dell'Agenzia delle Entrate per verificare se si è in possesso dei requisiti necessari a ottenere l'esenzione dalle tasse in Italia.
  • Compilare la Domanda di Esenzione dall'Imposizione Italiana sulle Pensioni, un modulo internazionale - generalmente bilingue e accettato da tutti i paesi dell'UE - denominato EP-I.
  • Inoltrare la domanda alla sede INPS territorialmente competente.
  • Affinché si raggiunga un primo indispensabile prerequisito per ricevere la pensione secondo la fiscalità spagnola, è necessario risiedere per 183 giorni (metà anno più un giorno) nel nuovo paese di residenza.

Vivere in Spagna: pro e contro

Insomma, in fin dei conti conviene davvero vivere in Spagna? Proviamo a schematizzare vantaggi e svantaggi.

Pro:

  • Costo della vita relativamente ridotto.
  • Facilità di apprendimento della lingua.
  • Costumi e abitudini relativamente simili a quelli italiani.
  • Clima mediterraneo simile a quello italiano (naturalmente, se si privilegia la Costa Atlantica le cose cambiano).
  • Opportunità di lavoro di buon livello, soprattutto per professionisti qualificati e lavoratori stagionali.
  • Politiche fiscali vantaggiose.
  • Grande sensibilità nei confronti dei diritti sociali e delle minoranze (stranieri inclusi).
  • Relativa vicinanza con l'Italia, possibilità di tornare quando si vuole con poche ore di volo.

Contro:

  • Crisi economica. Ha colpito anche la Spagna, e sebbene il paese ne stia uscendo faticosamente fuori ha tuttora dei problemi - come abbiamo visto poc'anzi - ad assorbire le richieste di lavoro interne in alcuni settori particolarmente colpiti dall'austerity. Figuriamoci quelle esterne.
  • Burocrazia a tratti farraginosa. L'esempio della doppia domanda per ottenere il N.I.E. è alquanto significativo ma c'è persino di peggio.
  • Per i pensionati: le diverse clausole che escludono alcune tipologie di pensioni dall'accordo sul trasferimento dell'imposizione fiscale.