Storie, leggende e dicerie, libri e narrazioni storiche, persino testimonianze ci hanno raccontato, e ci raccontano ancora oggi, che la Sicilia fu abitata un tempo da una popolazione... un po' fuori dal normale. Chiamiamoli pure con il loro nome: i Giganti.
Quale cultura non ha avuto una storia popolare che raccontasse dei Giganti? Davide e Golia hanno fatto scuola, così come Polifemo, ma questi sono soltanto gli "ambasciatori", anzi, i "front men" di una stirpe che annovera tantissimi illustri appartenenti.
E quale miglior luogo per dare alito ai racconti e stimolare il desiderio di una vacanza, di un tour "mitico" e mitologico, se non la Sicilia? In fondo, molti prima di oggi hanno già definito la Sicilia come la terra dei Giganti: Boccaccio ci parla di uno scheletro alto 100 metri ritrovato in Sicilia nel 1371, Ovidio chiama il Gigante Tifeo, Virgilio lo chiama Encelado, e quest'ultimo trova persino conferma nell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, che in un passo della sua opera recita "là dove calca la montagna etnea al fulminato Encelado le spalle".
Volete ancora altre prove? Ebbene, Ve le racconterò.
I Faraglioni di Acitrezza
Insieme ai suoi fratelli, viveva in una grotta a 130 metri sul livello del mare, nei pressi della costa catanese, saccheggiando e distruggendo tutto quanto gli si presentasse a portata di mano.
Un giorno, sbarco sull'isola Ulisse, insieme agli altri argonauti: questi, grazie ad un astuto inganno, si fecero beffe del ciclope, accecandolo e fuggendo sulla loro nave. In preda alla collera, Polifemo cominciò a scagliare contro di loro, alla rinfusa, enormi massi, con la speranza di colpirli. Ulisse e i suoi compagni riuscirono a fuggire, ed i massi formarono quelli che sono oggi noti come i Faraglioni di Acitrezza, nella Riviera dei Ciclopi.
Il Vulcano Etna
Al tempo in cui il mondo era governato dagli Dei, costoro vivevano sul Monte Olimpo ed erano padroni dei destini dell'umanità, talvolta decisi in base agli umori e ai capricci dell'uno o dell'altro.
Sulla terra vivevano invece i Titani, enormi e potentissimi giganti figli di Urano e Gaia, la madre terra.
Stufi delle bizze di Zeus e compagni, tentarono la ribellione e la scalata all'Olimpo, per sconfiggere gli Dei. Ma il padre degli Dei scaglio con violenza contro di loro fulmini e saette, aiutato da Efesto che forgiò armi adeguate allo scontro. I Titani furono così sconfitti, e per punizione, costretti a reggere in eterno la fucina di Efesto: il Vulcano Etna.
Le continue eruzioni e le turbolente attività del vulcano, sono inequivocabili segni dei continui tentativi da parte dei Titani di sfuggire, ancor oggi, al triste destino loro riservato.
Lu Fusu di la Vecchia
Selinunte, in provincia di Trapani, vivevano un tempo due popolazioni di Giganti: i Feaci e i Lotofagi, originari rispettivamente dell'attuale Camarina e dell'attuale Corfù.
A Selinunte trovarono un territorio fertile ed ideale per le inclinazioni di entrambi: i Feaci infatti, erano abili navigatori, mentre i Lotofagi erano dediti alla pastorizia e all'agricoltura, e si nutrivano soltanto del frutto del Loto.
Insieme ai giovani giganti, viveva una anziana "gigantessa", l'unica in grado di tessere armature e abiti di lana per i figli giganti: nessuna giovane era infatti riuscita ad apprenderne i segreti.
In realtà, pare che il segreto dell'abilità della vecchia fosse nello strumento che utilizzava: il suo "fuso" per filare la lana, alto oltre 16 metri e con un diametro di 10, era infatti costruito con i massi infrangibili dei primi titani, Urano e Gaia, che utilizzarono per costruire le proprie dimore.
E' per questo che la anziana gigante era così gelosa del suo strumento e non voleva assolutamente che altri lo usassero.
Scoperta la cosa, le giovani giganti andarono in collera, e tentarono di distruggerle il Fuso. Non vi riuscirono, ma la vecchia morì per il dolore.
Da allora, i giganti furono costretti a girare ignudi o a coprirsi con pelli non lavorate di animali. E "Lu Fusu di la Vecchia", resiste ancora oggi, tra le rovine di giganteschi templi andati in frantumi, ancora completamente intatto.